Bibliografia 2000
DRAGONI-RUSSO:
BOLOGNA, (Galleria Graffio, Febbraio 2000) |
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(E’ dal vivere, dall’agire, dal muoversi in una micro realtà che si incentra la ricerca e la sperimentazione della coppia Dragoni – Russo che, uniti nella vita come nel lavoro, indagano là dove spesso l’abitudine offusca. Ci troviamo dinnanzi ad un continuo bivio tanto ambiguo quanto estraniante che ingloba all’interno della propria struttura formale sensazioni, percezioni ma soprattutto reazioni. E’ l’atto del percepire che stilisticamente controlla le ultime esperienze di questa coppia in un’ostinata ricerca del lato oscuro, del sintomo che produce una specifica situazione: Doriana Russo e Gianluigi Dragoni altro non fanno che porre lo spettatore di fronte a un fatto già compiuto, a una stimolazione percettiva scatenata a priori dall’estrapolazione del dato reale, offrendoci la possibilità di instaurare con l’opera e con la sua polisemanticità una comunicazione “altra”, non solo visiva. Nella decisione di fare coesistere opere appartenenti a differenti periodi ecco allora apparire la progressiva crudele ironia, mascherata da un piacevole "gioco di coppia", dove l'insieme può risultare in principio armonioso e dialettico, ma dove, in realtà, la parzialità, la micro esperienza predomina.) Ed anche in questa occasione la coppia prosegue tale indagine concentrandosi sulle possibili ed eventuali comunicazioni con l’altro da sé, con un esterno in continua modificazione, pronti per immergersi nel dato pubblico e nelle sue possibili sinergie prodotte, abbandonando, per ora, il mondo del loro privato. Ciò che ne consegue è la pacata consapevolezza della difficoltà a comunicare, del pregiudizio e della diffidenza insito nel mondo esterno che la coppia personalizza in un “banale” semplice vetro con al centro un apertura come se ne vedono negli uffici cittadini. Ma al posto di un qualsiasi addetto ad un pubblico servizio, Dragoni Russo scelgono il muro sottolineando ancora la difficoltà del comunicare e dell’interagire. Ma paradossalmente ostruendo il classico veicolo comunicativo, i due insinuano nell’installazione una finestra sulla fantasia, sull’immaginazione, traducendo nello sbarramento concreto la possibilità di trovarsi non di fronte al mondo, bensì dinanzi all’altro da sé, sul nostro doppio con cui a volte dialoghiamo. (L'apparente normalità risulta così estraniata, sconvolta, trasformata in "anomalia" di un gioco tanto ironico quanto pericolosamente crudele che discretamente rielabora l'immagine dal suo interno in un continuo ribaltamento di sensazioni e linguaggi. E' la dialettica dell'interscambio, del ruolo predefinito che smaschera "l'assente nel presente", è lo scambio caricato di significati "altri" che permette allo spettatore di riversarsi virtualmente nel mondo della coppia, risultando attore medianico di un insieme pulsante e sensibile. L'accostamento di opposti, rendono l’atmosfera espositiva una sinfonia di spazio e tempo dove il tutto si compenetra e dove una specifica micro - sensorialità modula l'interpretazione del fruitore, spesso confuso dalla moltitudine di "sentimenti occulti" che sottolineano quotidianamente il nostro vissuto.)
Fabiola Naldi
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DRAGONI E RUSSO, (Villa Serena, Aprile 2000): |
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Se è possibile cogliere un invito, nella varietà delle forme, delle immagini e degli oggetti che Dragoni e Russo ci propongono con sottile e apparente distacco, questo è connesso alla messa in opera di un continuo déplacement. Un viaggio-spostamento all’interno delle formule e delle situazioni circoscritte dalla quotidianità e, al tempo stesso, dirottate sullo scarto e sulla differenza. L’assunzione corretta di un solo punto di vista consente di individuare la logica e la necessità del reale. Tuttavia il movimento, il transito, lo spostamento fuori direzione, riflettono l’urgenza condivisa di un processo di relazioni fuori schema. Sia dal grado della mera percezione sensoriale che da quello, sotteso e suggerito, delle associazioni mentali. Dragoni e Russo, come altri tra gli artisti più avvertiti della loro generazione, sembrano applicare la capacità di inserirsi negli interstizi della realtà attraverso l’artificio esemplare di una incursione linguistica. Il gioco, leggero e insinuante, si ripropone anche nei termini e nelle condizioni di una paradossale variabilità delle forme. Così come, degli atteggiamenti che si possono assumere per legittimare il senso delle “attese” e delle aspettative di trasformazione di uno stato della materia o di una condizione dell’esistenza individuale e collettiva. In questo senso gli oggetti e le immagini fotografiche scandiscono e “abitano” lo spazio e l’ambiente interstiziale delle relazioni sensibili e progettano una percezione della realtà come forma di conoscenza.
Roberto Daolio
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TRENDS: BOLOGNA, (Salara, Bologna, Aprile 2000): |
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LOSING TIME
L’esponenziale accelerazione che ha subito il nostro ritmo di vita negli ultimi tempi è senz’ombra di dubbio dovuto alla velocità insita in molti strumenti che usiamo quotidianamente. Tutte le nostre azioni, da quelle pratiche a quelle di pensiero, sono una corsa col tempo: il cellulare, il fax, il computer, il collegamento ISDN, la posta elettronica, sono tutti accessori o protesi che ci permettono di velocizzare i contatti, i percorsi, il lavoro in favore del risparmio di tempo e di energie. […] Ma se nella logica prestazionale di tutti i giorni soffermarsi troppo a pensare può voler dire “perdere tempo”, nell’ambito della creazione artistica invertire la rotta, bloccare la corsa incessante per concedersi uno spazio di nuovo “individuale”, in cui all’uso metodico del tempo si contrappone il concetto di dissipazione o, meglio, di indifferenza nei confronti dello spreco, significa ampliare il campo alla sperimentazione di soluzioni inedite. […] Nel caso dei lavori proposti da Gianluigi Dragoni e Doriana Russo ci troviamo di fronte a due situazioni distinte, che pur stabilendo una sorta di contatto tra loro, pongono l'accento su due modi opposti di vivere lo scorrere del tempo. La foto a grandezza naturale ci catapulta in una situazione tipica di vita quotidiana, una delle innumerevoli file in cui persone sconosciute tra loro sono costrette a condividere spazio e tempo, in attesa del proprio turno. Una situazione in cui alla frustrazione legata alla perdita di tempo prezioso si associa di solito una disposizione d'animo poco propensa ad instaurare un dialogo o una comunicazione con chi ci sta accanto se non sul piano della banalità e dei luoghi comuni: uno spreco, in questo caso improficuo, sterile, che produce poco o nulla in termini di relazione, o che in una situazione limite innesca dei meccanismi psicologici di reattività o di aggressività esagerata verso gli altri. Il secondo lavoro, l'installazione di due sedie poste l'una di fronte all'altra, invece, inverte totalmente la situazione precedente. Dal pubblico si passa al privato, anzi alla situazione domestica, intima, della relazione a due: le due sedie, quasi umanizzate o rese simili ad animali domestici, hanno le gambe piegate proprio come due persone che in una postura rilassata e comoda si preparano ad iniziare un dialogo, concedendosi ad un dispendio di tempo/energia non prestabilito; oppure, addirittura, fanno pensare a due ipotetici cani accucciati nel momento dell'attesa che preclude la successiva azione gratificante del gioco.
Silvia Grandi
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