SPOSTAMENTI, (sesto Senso, Bologna, Novembre 2004): |
|
|
Il progetto Spostamenti della coppia Dragoni-Russo coinvolge gli spazi dei cosiddetti pannelli a messaggio variabile, i grandi cartelloni computerizzati che minacciano gli automobilisti lungo le autostrade nazionali.
Se il presupposto non ha sortito l’effetto voluto, la caparbietà scaturita da un’urgenza espressiva ha indotto gli artisti ad un effettivo spostamento, tanto fisico quanto semantico. L’ostacolo è stato l’occasione-spinta. L’intoppo, il veicolo di un esercizio dell’ostinazione.
Ne è nata una mostra in itinere. Non per un mutamento di sede; solo nel suo concetto. Il risultato ha sovvertito, in quanto a consistenza poetica, l’equilibrio che in origine era cercato.
La traccia si è impressa nello sbigottimento di quegli autisti spaesati da un’insolita “pubblicità” autunnale.
La galleria-corridoio del Sesto Senso per l’occasione sarà il luogo in cui ne verrà data testimonianza. Con la speranza che anche questo attraversamento ci porti sicuri a destinazione.
L’intervista era, a nostro avviso, il modo migliore per intendere le ragioni di questa mostra. Per questo abbiamo deciso di far parlare loro, gli artisti…
- Dove nasce la necessità di "Spostamenti"?
- Il progetto nasce quando ancora non circolavano grosse campagne d’informazione sui pannelli a messaggio variabile. L’idea perciò non è nata come un intervento all’interno di queste campagne, piuttosto ci interessava la potenzialità del mezzo, poiché il motto Vai piano, pensa a noi – frase che sintetizza concetti propri del nostro lavoro – trovava la giusta espressione e amplificazione all’interno di queste strutture.
- Come si è sviluppato questo progetto?
- Le prime telefonate sono avvenute nel mese di aprile. Con difficoltà e insistenza, in settembre siamo riusciti a contattare uno dei responsabili della società Autostrade per l’Italia; questa persona si è dimostrata cortese e aperta alla nostra iniziativa ma, seppure condividendo le nostre intenzioni, si è vista costretta a rifiutare il progetto. Durante la contrattazione abbiamo ricevuto una telefonata, nella quale ci è stato chiesto di modificare la seconda parte del messaggio; pensa a noi secondo loro poteva essere interpretato come “pensa alla società Autostrade per l’Italia”, e questa dubbia lettura avrebbe creato critiche e lamentele. Dal nostro punto di vista invece pensa a noi si riferisce ad un’esperienza universalmente condivisibile, che si modella alle singole individualità.
L’invio del progetto in forma più dettagliata e “convincente” (così ci è stato richiesto) non ha portato a esiti positivi, pertanto abbiamo deciso di agire diversamente.
Ci siamo così appoggiati all’idea di un’azienda pubblicitaria di nostra conoscenza, che in questi ultimi anni, al rifiuto da parte delle stesse società di installare cartelli pubblicitari lungo la rete autostradale, ha risposto abusivamente mediante l’inserimento di questi stessi cartelli sui terreni privati adiacenti. - Che rischi avete corso nell'istallare abusivamente la scritta sul cartellone?
- 4000 euro di multa se ci avesse fermato la polizia stradale, e altri problemi se fossimo stati visti dal committente della pubblicità esposta sul cartellone in quel momento; per questi motivi abbiamo installato durante la notte, dopo esserci accordati con il contadino proprietario di quel terreno.
- Perchè, nonostante il rifiuto, avete perseverato in questo progetto correndo il rischio di ottenere un risultato contraddittorio?
Superficialmente, infatti, pare negare i suoi stessi presupposti!
- L’intervento sul cartellone è certamente una risposta alla società Autostrade per l’Italia, e in genere alle istituzioni italiane che, come spesso accade, faticano ad appoggiare le iniziative di arte contemporanea; a noi interessava rendere visibile il nostro messaggio, e l’abbiamo fatto comunque, anche sconfinando in un campo che non contempla fini artistici, ma che, proprio perché sono in gioco risvolti economici, agisce anche nei limiti della legalità.
- Perchè il titolo spostamenti?
- Ci interessava certamente lo spostamento di significato, però la parola indica anche le due differenti strade che abbiamo percorso per la realizzazione del progetto: è stato sufficiente varcare una soglia, spostare il punto di vista, oltrepassare un limite di demarcazione di confine, una rete metallica che separa il lecito dal non-lecito. Dentro e fuori, al di qua o al di là del consentito, del falso e del vero.
- Avreste accettato se la società avesse voluto concordare con voi il contenuto del messaggio?
- Assolutamente no.
Stefano Questioli
Exibart.com, edizione del 22 novembre 2004:
Ormai frasi come “Hai controllato la pressione delle gomme?” o “L’auto è un’arma può uccidere” ci tormentano in ogni nostro tranquillo viaggio autostradale. Ma una volta non bastavano quelle piccole immaginette dei santi che puntualmente ci ricordavano “Ovunque ti proteggo”?
Che queste scritte su tabelloni a led luminosi, dal contenuto terrorizzante, non siano il modo più efficace per affrontare l’annosa questione dei morti sulle strada, è il chiaro spunto di riflessione che genera il progetto creativo di Dragoni-Russo.
L’idea iniziale era di poter usufruire direttamente dei tabelloni luminosi -facendone preventiva richiesta all’Autostrade S.p.A.- per inserire un messaggio sui rischi dovuti all’elevata velocità, che inducesse l’automobilista a pensare. Su una parete è documentato, infatti, il rapporto tra i due artisti e la società suddetta, sottoforma di stampe delle e-mail che si sono scambiati. Parte integrante di questa fase del progetto è anche un lato del pannello che campeggia a mezz’aria nella sala, nel quale tramite il ritocco digitale si può immaginare quale sarebbe stato il risultato finale.
Non è andata così. Gli artisti hanno dovuto cambiare raggio d’intervento. Il messaggio è rimasto invariato, ma la tecnica di comunicazione non è arrivata ad un compromesso con la legalità. Così nell’altro lato del pannello si può leggere la scritta “Vai piano, pensa a noi”, che non è riportata dai tabelloni autostradali, bensì affissa su di un cartellone pubblicitario.
Gli Spostamenti che danno il titolo alla mostra, quindi, contengono sia una istanza poetica come ricontestualizzazioni che generano mutamenti di significato, sia un valore dimostrativo della consapevolezza che all’arte, per intervenire sui temi sociali, è necessario ricorrere all’abusivismo.
Sembra delinearsi un match che vede contrapporsi da un lato gli artisti che vogliono provare a confrontarsi con una piaga sociale, dall’altro chi, ricorrendo al proprio potere, nega questa possibilità.
La domanda nasce spontanea: meglio un tentativo di universalizzazione in cui fa capolino la voglia di vivere o un monito basato sulla paura di morire?
Claudio Musso
|